Cari amici ridenti,
quante volte ci troviamo a relazionarci con persone che sentiamo negative? Quante volte non possiamo fare a meno di farlo e magari ci influenzano? Ecco alcuni consigli su come comportarsi con le persone negative, come interagire con la negatività altrui e quindi gestire anche la propria negatività.
“Le persone più difficili da amare sono quelle che ne hanno più bisogno.”~ Peaceful Warrior
Felicità e persone negative
Qual è la ragione maggiore della propria felicità?
La risposta a questa domanda, com’è probabilmente già noto, non risiede nei termini “ricchezza”, “successo”, “bellezza” o “potere” bensì nel come si viene trattati dalle persone intorno a noi (amici, familiari e colleghi). Interazioni gentili implicano maggiore felicità; viceversa, rabbia o negatività nei nostri confronti implicano infelicità.
Il motivo per cui la nostra felicità dipenda tanto dalla qualità delle nostre relazioni risiede nella natura sociale dell’essere umano.
Secondo la ricerca, ci si preoccupa a tal punto dell’opinione altrui, che viene preferito sperimentare eventi spiacevoli in compagnia di persone che condividono le nostre stesse opinioni, anziché vivere qualcosa di piacevole con coloro cui non si è in sintonia.
Sempre per tale motivo l’essere innamorati viene vissuta come una delle esperienze più belle; l’isolamento, invece, viene valutato da coloro che hanno avuto la sfortuna di viverlo, come una delle esperienze più estenuanti.
Questo implica difficoltà nell’interazione con persone negative, che abbassano il nostro umore col loro pessimismo, la loro ansia e il loro generale senso di sfiducia.
Immaginate di essere costantemente scoraggiati dal perseguire i vostri sogni, perché “poche persone ce la fanno”. O di essere costantemente messi in guardia dall’iniziare attività che possono essere ritenute pericolose. O, ancora, di essere costantemente esposti a giudizi negativi su altre persone.
Tutto ciò può avere profonde ripercussioni anche sulla propria positività, portandoci a divenire negativi, diffidenti, ansiosi o, addirittura, indifferenti o cattivi nei confronti di chi riversa la propria negatività su di noi.
Come ci si comporta con le persone negative?
La soluzione più logica è allontanarsi da loro ma… è più difficile di quel che sembra; se si tratta di individui che incontriamo casualmente, possiamo semplicemente mantenere le distanze.
Ma la cosa non è realizzabile se si tratta di persone a noi vicine (familiari, colleghi di lavoro).
Un approccio più pratico per affrontarli consiste nel comprendere le motivazioni della loro negatività. Tale emozione ha, semplicemente, origine da una delle tre paure profonde: non essere rispettati, non essere amati e la sensazione che qualcosa di brutto stia per accadere.
Queste paure si alimentano a vicenda portando alla convinzione che “il mondo sia un posto pericoloso e le persone siano in genere cattive“.
E’ comprensibile, quindi, osservare che chi sia preda di tale paure abbia la tendenza al mettere in discussione i propri sogni e sia contrario al rischio (viene sempre atteso un fallimento).
Rischiare è, ovviamente, necessario per imparare e per crescere.
Si comprende anche perché sia difficile riuscire a fidarsi degli altri.
I timori che le persone negative provano si manifestano in molti modi tra cui:
- Permalosità, incapacità di comprendere i complimenti altrui (ad es. “stai benissimo oggi” viene interpretato come “secondo lui/lei, ieri non son stavo bene”)
- Eccesso di giudizio, imputando motivazioni negative ad innocenti azioni (gli ospiti che non si complimentano per un pasto vengono giudicati come antipatici, non degni di futuri inviti)
- Diffidenza, senso di impotenza riguardo alle proprie capacità di affrontare le sfide della vita, ansia nell’affrontarle e vergogna se non vengono superate.
- Natura esigente, anche se c’è diffidenza verso sé stessi, viene messa pressione alle altre persone (“abbi successo e non deludermi”).
- Pessimismo, la tendenza a credere che il futuro sia cupo (pensando con più facilità ai modi in cui le cose possono andare male).
- Avversione al rischio, in particolare nei contesti sociali, implicando riluttanza nel divulgare ogni genere di informazione utilizzabile “contro di loro”, portando, in ultima analisi, a conversazioni noiose e relazioni superficiali.
- Necessità di controllare i comportamenti altrui, specialmente delle persone a loro vicino (ad es. forti preferenze su cosa e come i loro figli dovrebbero mangiare, quale auto dovrebbe guidare il partner, ecc.)
Una caratteristica comune a tutte queste forme di negatività è la tendenza ad incolpare fattori esterni come causa della propria infelicità, anziché sé stessi. Insomma delegare la responsabilità su quello che ci accade.
Le persone negative tendono a pensare “Se solo gli altri realizzassero il mio vero valore! Se solo fossero più carini e il mondo non fosse pieno di pericoli! Se solo i miei amici, parenti e colleghi si comportassero come vorrei, allora riuscirei ad essere felice!”
A prima vista potrebbe sembrare un paradosso che le persone negative si sentano contemporaneamente diffidenti e con l’autorità di agire grazie al rispetto che gli altri provano; appare paradossale anche il loro pessimismo sul futuro e il fatto di incoraggiare costantemente gli altri ad avere successo.
Tuttavia non c’è alcun paradosso – è a causa del non sentirsi rispettati e amati, del percepire di non essere padroni della propria vita, che richiedono rispetto e amore, cercando di controllare gli altri.
Guardando da questa prospettiva, la loro negatività è una richiesta di aiuto abilmente mascherata; sicuramente potrebbero ottenere rispetto, aiuto e controllo in misura maggiore, se realizzassero quanta sofferenza si auto infliggono, tuttavia ciò non esclude il loro bisogno di essere aiutati.
Cosa fare?
Un modo diretto, ma non consigliato, di offrire loro supporto è donando loro lo stesso rispetto, amore e controllo che richiedono; si corre però il rischio che si adattino a quanto offriamo loro, richiedendo standard sempre più elevati per raggiungere la felicità. In tal modo si creano delle specie di “mostri” che ci perseguiteranno costantemente.
Una soluzione alternativa è mostrare loro le cause scatenanti della loro negatività facendo prendere atto che essa ha a che fare con il loro modo di porsi nei confronti della realtà; le persone, in genere, però, non tollerano bene le critiche, a maggior ragione coloro che appartengono a questa categoria.
Tutto ciò porta a tre ulteriori possibilità:
- Primo, portare pazienza e accettare la negatività, auspicando che ci sia un miglioramento della situazione.
2. Secondo, cercare l’aiuto di un soggetto esterno (ad es. un amico in comune), sperando che un punto di vista esterno alla situazione possa permettere di riconoscere che la negatività non aiuta.
Ambedue queste opzioni, tuttavia, non risolvono il problema.
Nel primo caso la passività può essere presa come accettazione, facendo pensare che il comportamento incriminato sia giustificato e portando, nel tempo, ad un incremento delle richieste che, se non soddisfatte, sfoceranno in lamentele.
Chiedendo aiuto ad una terza persona, invece, si rischia che di far percepire un senso di contrarietà anche da parte degli amici in comune. Qualora si riesca a far riconoscere la negatività, difficilmente ci potrà essere un cambiamento; riconoscerla non è sufficiente, va anche compreso i meccanismi del subconscio che la generano.
3. Si giunge quindi alla terza, e migliore, possibilità – un mix di tre elementi – compassione, responsabilità per la propria felicità, interazione matura e consapevole con la persona negativa.
La compassione implica non chiedere di cambiare atteggiamento, non criticare la negatività. Le critiche non sono, in genere, accettate positivamente. Non reagire può essere difficile, soprattutto se gli attacchi sono rivolti contro di noi – va tenuto però a mente che “togliersi il sassolino dalla scarpa” non porterà alla soluzione dei problemi, ma ad una loro escalation. Può, inoltre, essere di aiuto, ricordare la nostra interazione con le persone negative è limitata ad un piccolo intervallo di tempo a differenza di loro che devono convivere costantemente con i loro problemi.
Questo pensiero aiuta a reagire con compassione.
Il secondo elemento implica l’agire per proteggere, essere responsabili della propria felicità; se non viene mantenuta, ogni sforzo sarà vano. La semplice attuazione di attitudini positive non è, talvolta, sufficiente; può giovare allontanarsi temporaneamente, ma con regolarità, dalle persone negative, per mantenere la propria compostezza (ovviamente con scusanti adatte per non dare l’impressione di evitare)
L’elemento finale – la maturità – implica infine la comprensione del semplice fatto che il metodo per portare verso la positività è essere noi stessi persone positive; ad es. evitando di rimanere nel giudizio e nella critica.
Ma com’è possibile, nello specifico, manifestare attitudini positive con le persone negative?
Rimanendo nell’agire, per quanto possibile, da persone sicure del proprio modo di porsi, amate e rispettate, in grado di gestire gli aspetti importanti della propria vita.
Significa non lasciare che la negatività altrui influisca sulla nostra naturale inclinazione al perseguire i sogni, correre dei rischi “sani”, fidarsi degli altri.
Queste azioni non vanno però intraprese con finalità di ripicca nei confronti della persona negativa; devono invece essere autentiche. In caso di critiche o scetticismo (sarà inevitabile che accada) è bene spiegare con fermezza e decisione le nostre motivazioni.
Il tempo necessario per vedere qualche risultato di queste azioni potrà essere relativamente lungo; dobbiamo agire fiduciosi, perché presto o tardi ci sarà e, per quanto piccolo, avrà effetti di cambiamento permanenti. Essere in compagnia di individui positivi è sempre piacevole e le persone negative saranno lentamente contagiate dalla nostra positività, trasformandosi a loro volta.
Queste interazioni implicano anche umiltà.
Trovare difficile interagire con queste persone svela la presenza di un piccolo seme di negatività anche dentro di noi – se fossimo completamente sicuri di noi e dei nostri sentimenti non sarebbe affatto difficile rimanere in compagnia di chi è sempre negativo.
Realizzare di dover lavorare anche su di sé mentre si cerca di aiutare gli altri può, infine, aiutare ad ottenere la compassione, la positività e la maturità necessarie per questo compito difficile.
Traduzione a cura di Andrea Magnabosco, revisione di Lara Lucaccioni
FONTE – Raj Raghunathan Ph. D., https://www.psychologytoday.com/blog/sapient-nature/201303/dealing-negative-people
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Master Trainer di Yoga della Risata e Ambasciatrice di Yoga della Risata nel mondo, sto formando centinaia di Leader e Teacher in tutta Italia. Ho contribuito all’apertura di oltre 250 Club della Risata e conduco sessioni in tutte le applicazioni, soprattutto nel mondo aziendale.
Sono la prima trainer italiana di Heartmath® e mi occupo di gestione dello stress e delle emozioni con la pratica della coerenza cardiaca. Sono speaker e formatrice, appassionata di risata, intelligenza del cuore e felicità. Ho fondato La specie felice insieme al mio consorte Matteo Ficara. Sono autrice del libro Ridi Ama Vivi, bestseller per Bur Rizzoli
Bellissimo articolo grazie.
bellissimo articolo..
ma io le persone negative le evito e basta..
non stanno bene e rompono le balle al prossimo..
senza