di Michela Ceretti
La pratica che apprendiamo dallo Yoga della risata si struttura sull’idea innovativa del dott. Kataria, suo fondatore, secondo cui possiamo ridere senza comicità partendo dalla conoscenza dei molteplici benefici a vantaggio del nostro benessere, fisico, mentale e relazionaleunitamente alla volontà di sperimentarci in questa esperienza.
Ridere senza motivo innesca nel nostro corpo la chimica del benessere (produzione endocrina di endorfine, serotonina e anticorpi) così come accade quando ridiamo per un tempo sufficiente in una situazione comica. Questo è il fatto scientifico che dà fondamento alla pratica e, pur essendo nelle facoltà di ognuno e piuttosto facile da applicare, si rivela in molti casi piuttosto “inconsueto”.
Ci sfida ad abbandonare la convinzione profonda che per ridere ci voglia una ragione e per giunta collettivamente riconosciuta e ci chiede di non temere il giudizio di chi non conosce questi principi.
La proposta dello Yoga della risata è funzionale in questo senso e ci aiuta ad uscire da questa convinzione sostenuti da un lavoro e un intento di gruppo.
Proponendo questa pratica in un contesto legato alla salute, che raccoglie e accompagna persone che hanno o hanno avuto un’esperienza di malattia grave come il cancro, mi sono resa conto che per certi aspetti tutto questo può essere ancora più difficile.
Voglio dire che, se da un lato è intenso e manifesto il desiderio di uscire da uno stato mentale di paura e insicurezza (riguardo alla propria salute e vita) e questo spinge le persone a sperimentare nuove pratiche, dall’altro incombe la gravità di ciò che la vita ha dato (la malattia) e quindi, comprensibilmente, ci sono ancora meno ragioni per ridere.
Un motivo per ridere: la risata pensata
Questo però non riguarda solo le persone malate.
A pensarci bene ognuno di noi può trovare validi motivi per ritenersi così sfortunato, affranto e demotivato da non ritenere plausibile il “ridere senza motivo”.
Per questo motivo, unito ad un movente personale che sento profondamente e ad alcuni insegnamenti che ho ricevuto durante il mio percorso formativo, ho cominciato circa un anno fa (all’inizio del 2018) a proporre alle persone di questo gruppo di cercare e riconoscere dentro di sé (nel corpo, nei pensieri, nel proprio contesto relazionale) un motivo personalmente valido verso cui direzionare intenzionalmente lo sforzo e l’energia dell’atto volontario di ridere.
Inizialmente la risata è solo pensata, immaginata all’interno come risorsa già esistente, poi prende forma e gradualmente si manifesta. Prima ad occhi chiusi, solo per sé.
Poi condivisa e sempre più aperta.
All’inizio della fase di esercizi di risate ognuno ha un tempo per fare questa ricerca e poi iniziamo gli esercizi rievocando l’intento nella pausa di respirazione tra un esercizio e l’altro.
L’esito assolutamente positivo di questo semplice lavoro mentale si è manifestato immediatamente con mio grande stupore.
Anche le persone più perplesse e resistenti riferiscono già dal primo tentativo di sentirsi facilitate nello sperimentarsi nella pratica della risata e sollevate nel proprio tema scelto.
In altre parole questo rivela nella coscienza di ognuno che “io sono al centro” del percorso di guarigione, di cambiamento, di ricostruzione del mio benessere. Inoltre “posso personalmente, con le mie risorse naturali e personali, supportare in modo importante la terapia medica e farmacologica“.
È grazie a loro se le mie sessioni di Yoga della risata anche in altri contesti hanno acquisito maggior senso e risultati.
Da due anni circa, quindi, conduco settimanalmente una sessione di Yoga della Risata con un gruppo di persone in terapia oncologica e loro familiari presso l’associazione Oncologica Sanbassiano a Bassano del Grappa (VI) e ringrazio profondamente coloro che mi chiesero allora questa disponibilità.
Quando iniziai con questo gruppo pensavo che avrei trovato resistenze da parte dei partecipanti per via dell’esperienza dolorosa che stavano vivendo o avevano vissuto. Pensavo che la malattia, la sofferenza fisica, la paura del dolore e anche della morte sarebbero state un ostacolo all’apprendimento della pratica della risata incondizionata e che uno dei motivi portanti a sostegno di questa disciplina, e cioè “la vita non ci da molte ragioni per ridere” sarebbe stato con questi presupposti un monte da scalare. Si aggiunga a questo il mio timore di non essere in grado di comprendere il loro vissuto e quindi di non saper proporre adeguatamente gli esercizi. In realtà quello che catturò subito la mia attenzione fu un grande e condiviso desiderio di evasione e di ritrovare la gioia e la speranza di vivere. Le persone dimostrarono grande desiderio di stare insieme in leggerezza e di divertirsi e curiosità di fronte alla proposta dello Yoga della Risata.
Questo fu per me un grande sollievo e un importante incoraggiamento.
Realizzai allora che in realtà ognuno di noi vive esperienze e contesti di sofferenza che vorrebbe modificare o lasciarsi alle spalle e questo è appunto l’elemento condiviso e il presupposto da cui è partito il lavoro. Per quanto feriti, affranti, demotivati perché segnati da un dolore può diventare plausibile, anzi profondamente fondato, accettare la sfida di “ridere senza motivo”.
Ho rivissuto quindi con loro la scoperta e la conoscenza degli strumenti dello Yoga della risata e quindi gli esercizi per stimolare la risata (all’inizio faticosi poi sempre più naturali), le pause di respirazione yogica e i giochi per stimolare divertimento ed empatia nel gruppo.
A tutto questo, motivata da un mio sentito personale e con la consapevolezza del potere e dell’efficacia che avremmo tratto, abbiamo dato un profilo particolare.
Ho proposto di ricercare e scegliere dentro di noi un proposito verso cui indirizzare, orientare lo sforzo, il lavoro, l’energia necessaria per compiere tutti gli esercizi.
Nella pratica di Yoga Nidra si chiama “sankalpa”. Si tratta di un pensiero, un proposito appunto, un desiderio, che ci si propone di realizzare nella propria vita e di alimentare la fiducia che portando su questo la propria attenzione si creeranno le condizioni, la disponibilità per cui si realizzi davvero.
All’inizio della sessione ognuno ha un tempo per fare questa ricerca e poi iniziamo gli esercizi rievocando l’intento nella pausa di respirazione tra un esercizio e l’altro.
L’esito assolutamente positivo di questo semplice lavoro mentale si è manifestato immediatamente con mio grande stupore. Anche le persone più perplesse e resistenti riferiscono già dal primo tentativo di sentirsi facilitate nello sperimentarsi nella pratica della risata e sollevate nel proprio tema scelto. A questo si aggiunge che aver scelto personalmente un obiettivo verso cui direzionare il lavoro li rendeva più fieri e aumentava il senso di valore personale e quindi la motivazione ad applicarsi.
Riportarsi al centro del processo di guarigione
In altre parole questo rivela nella coscienza di ognuno che ognuno è al centro del proprio percorso di guarigione, di cambiamento, di ricostruzione del proprio benessere e che ognuno ha in sé le risorse naturali e personali per supportare in modo importante la terapia medica e farmacologica o semplicemente le sfide di ogni giorno.
Alcuni riferiscono di essersi concentrati in questo intento durante la terapia vera e propria (chemio o radio) e di aver vissuto decisamente meglio gli effetti collaterali, in alcuni casi ridotti significativamente.
Ritengo che questo passaggio del riportarsi al centro sia la chiave di volta verso il successo e la soddisfazione personale. Portatore di un benessere duraturo e crescente. Anche in coloro che non sono malati nel corpo ma che ritengono, come tutti, di poter migliorare la propria vita in qualche aspetto.
Le sessioni di Yoga della risata diventano allora, oltre che uno strumento prezioso per risollevare il morale, respirare meglio e riconnettersi con gli altri, un’occasione per aumentare la stima di sé e la percezione del proprio potere, di fare pulizia profonda dentro di noi sostituendo una nuova idea di sé a quella sedimentata e limitante che probabilmente sta anche all’ origine della malattia o del disagio.
Sono profondamente grata a queste persone che si sono fidate e affidate in questo percorso. E’ grazie a loro se le mie sessioni di Yoga della risata anche in altri contesti hanno acquisito maggior senso e risultati.
Profondamente grata e piacevolmente sorpresa di aver potuto constatare grazie a loro e alle occasioni offerte dalla divulgazione dello Yoga della risata che i maestri che ho avuto l’onore di incontrare in tempi non sospetti avevano ragione.
“Dove porti la tua attenzione le cose crescono, siano esse benefiche o nocive” (Eckhar Tolle)
“Dove c’è Intenzione, lì arriva l’energia e risveglia la forza” (Lao Tzu)“Quando tu ridi tu cambi, quando cambi cambia il mondo intorno a te” (Madan Kataria)
Grazie a queste esperienze stanno ora nascendo in questo gruppo nuovi spunti per la formulazione di un “protocollo” da seguire per potenziare la partecipazione personale ad imprese specifiche che ogni individuo può scegliere di compiere per realizzare il proprio benessere. Applicabile ad ogni contesto.
Esercizi specifici in cui la risata diventa il veicolo che accompagna l’intento e sostiene la volontà di realizzarlo. Abbiamo semplicemente spostato l’attenzione dalla difficoltà di ridere senza motivo alla necessità e al vantaggio di ridere per un motivo assolutamente valido.
Questo cambia e semplifica tutto e rispetta la legge biologica fondamentale che la natura segue in tutti i suoi movimenti.
“Ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo”
Tutto ciò è naturalmente meraviglioso!
Grazie per l’attenzione
Michela Ceretti
Master Trainer di Yoga della Risata e Ambasciatrice di Yoga della Risata nel mondo, sto formando centinaia di Leader e Teacher in tutta Italia. Ho contribuito all’apertura di oltre 250 Club della Risata e conduco sessioni in tutte le applicazioni, soprattutto nel mondo aziendale.
Sono la prima trainer italiana di Heartmath® e mi occupo di gestione dello stress e delle emozioni con la pratica della coerenza cardiaca. Sono speaker e formatrice, appassionata di risata, intelligenza del cuore e felicità. Ho fondato La specie felice insieme al mio consorte Matteo Ficara. Sono autrice del libro Ridi Ama Vivi, bestseller per Bur Rizzoli
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